questione di soprascarpe( per carlotta)

Vecchio,benedetto Pekisch,

questo non me lo devi fare .non me lo merito.Io mi chiamo Pehnt,e sono ancora quello che se ne stava sdraiato per terra a sentire la voce nei tubi,come se quella arrivasse davvero,e invece non arrivava.Non è mai arrivata. E io adesso sono qui. Ho una famiglia,ho un lavoro e la sera vado a letto presto. Il martedì vado a sentire i concerti che danno alla Sala Trater e ascolto musiche che a Quinnipak non esistono:Mozart, Bethoven, Chopin.Sono normali eppure sono belle. Ho degli amici cn cui gioco a carte,parlo di politica fumando il sigaro e la domenica vado in compagna. Amo mia moglie,che è una donna intelligente e bella. Mi piace tornare a casa e trovarla lì,qualsiasi cosa sia successa nel mondo quel giorno. Mi piace dormire vicino a lei e mi piace svegliarmi insieme a lei. Ho un figlio e lo amo anche se tutto fa supporre che da grande farà l’assicuratore.Spero che lo farà bene e che sarà un uomo giusto.La sera vado a letto e mi addormento. E tu mi hai insegnato che questo vuol dire che sono in pace con me stesso. Non c’è altro. Questa è la mia vita. Io lo so che non ti piace,ma non voglio che tu me lo scriva. Perchè voglio continuare ad andare a letto,la sera,e addormentarmi.

Ognuno ha il mondo che si merita.Io forse ho capito che il mio è questo qua. Ha di strano che è normale. Mai visto niente del genere,a Quinnipak.Ma forse proprio per questo,io ci sto bene. A Quinnipak si ha negli occhi l’infinito. Qui,quando proprio guardi lontano,guardi negli occhi di tuo figlio.Ed è diverso.Non so come fartelo capire,ma qui si vive al riparo. E non è una cosa spregevole. E’ bello. E poi chi l’ha detto che si deve proprio vivere allo scoperto,sempre sporti sul cornicione delle cose,a cercare l’impossibile,a spiare tutte le scappatoie per sgusciare via dalla realtà?E’ proprio obbligatorio essere eccezionali?

Io non lo so. Ma mi tengo stretta questa vita mia e non mi vergogno di niente:nemmeno delle mie soprascarpe. C’è una dignità immensa,nella gente,quando si porta addosso le proprie paure,senza barare,come medaglie della propria mediocrità. E io sono uno di quelli.

Si guardava sempre l’infinito,a  Quinnipak,insieme a te. Ma qui non c’è l’infinito. E così guardiamo le cose,e questo ci basta. Ogni tanto,nei momenti più impensati,siamo felici.

Andrò a letto,questa sera,e non mi addormenterò. Colpa tua vecchio,maledetto Pekisch.Ti abbraccio. Dio sa quanto ti abbraccio.

Pehnt,assicuratore. ( A.B.)

…per tutta la vita ho guardato l’infinito, e ho barato.

  1. fran |

    – Che succede, Pekish?
    – Schifezze – rispose.
    – Cosa sono le schifezze?
    – Sono cose che nella vita non bisogna fare.
    – E ce n’è tante?
    – Dipende. Se uno ha tanta fantasia, può fare molte schifezze. Se uno è scemo magari passa tutta la vita e non gliene viene in mente nemmeno una.
    La cosa si complicava. Pekish se ne accorse. Si tolse gli occhiali e lasciò perdere Jobbard, i tubi e le altre storie.
    – Mettiamola così. Uno si alza al mattino, fa quel che deve fare e poi la sera va a dormire. E li i casi sono due: o è in pace con se stesso, e dorme, o non è in pace con se stesso e allora non dorme. Capisci?
    – Si.
    – Dunque bisogna arrivare alla sera in pace con se stessi. Questo è il problema. E per risolverlo c’è una strada molto semplice: restare puliti.
    – Puliti?
    – Puliti dentro, che vuol dire non aver fatto niente di cui doversi vergognare. E fin qui non c’è niente di complicato.
    – No.
    – Il complicato arriva quando uno si accorge che ha un desiderio di cui si vergogna: ha una voglia pazzesca di qualcosa che non si può fare, o è orrendo, o fa del male a qualcuno. Okay?
    – Okay.
    – E allora si chiede: devo starlo a sentire questo desiderio o devo togliermelo dalla testa?
    – Già.
    – Già. Uno ci pensa e alla fine decide. Per cento volte se lo toglie dalla testa, poi arriva il giorno che se lo tiene e decide di farla quella cosa di cui ha tanta voglia: e la fa: ed eccola li la schifezza.
    – Però non dovrebbe farla, vero, la schifezza?
    – No. Ma sta’ attento: dato che non siamo calzini ma persone, non siamo qui con il fine principale di essere puliti. I desideri sono la cosa più importante che abbiamo e non si può prenderli in giro più di tanto. Così, alle volte, vale la pena di non dormire per star dietro ad un proprio desiderio. Si fa la schifezza e poi si paga. E’ solo questo davvero importante: che quando arriva il momento di pagare uno non pensi a scappare e stia lì, dignitosamente, a pagare. Solo questo è importante.

    • …posto che ai calzini riesca il fine principale di essere puliti…dipende a chi sono calzini:)