Archeologia

attraverso un giardino raccontare me stessa, il mio passato, la giungla che è nella mia testa e nel mio cuore; dentro un giardino sognare me stessa, il mio futuro, le cose che ho fatto e mi sopravviveranno.

Parte da lontano la mia scoperta del tempo da ritrovare grazie al giardino: mentre attorno tutti rispondono”non c’è mai tempo…””scusa ma non ne avuto il tempo….” il mio tranquillo maestro insegna la grazia del tempo lento trascorso fra semine e raccolti, il tempo sereno delle cose belle e condivise, la gioia di aspettare l’istante della grazia.

attorno a noi questo tempo, moderna maledetta divinità , pare sbranare le sue stesse carni, dilapidando in noi ogni brandello di calma: il giardino, invece, insegna la pazienza, costringendo il giardiniere al tempo lento e assoluto dell’attesa. E, in fondo, insegna la morte come necessario contrappunto alla vita.

Dunque non mia creatura, ma mio maestro: così imparo a convivere con il timore nelle notti di tramontana (quanto vento,quanto vento nella mia vita….) che scuote e straccia i rami della Phytolacca, imparo a riconoscere il matrimonio delle libellule non appena si stendono sull’acqua le foglie delle ninfee, imparo a capire dove, a seconda delle stagioni, nidificano i merli.

Ho imparato a lasciare briciole sul davanzale, se voglio che vengano i passeri.

 

  1. salvatore |

    Non temere verranno i passeri, ma non spaventarti se arriverà anche qualche topino.