di giardini e potere

Dio fu il primo a utilizzare la creazione di un giardino per esprimere il suo potere. Fatte tutte le belle cose che aveva fatto, fece questo giardino di Eden, altro dalla natura, e infatti contenuto in un recinto a segno di questa diversità , e ci mise dentro i due custodi-testimoni del suo potere.Il costruttore del giardino materializza il suo potere nella meraviglia che la sua opera desta nei fruitori. Il giardino di Eden sdogana il connubio fra etica ed estetica (bello da vedere e buono da mangiare) che cercherà di ritornare in vari tempi e modi nella storia del giardino.La cacciata da Eden rappresenta il passaggio dei due testimoni dal giardino protetto alla Natura selvaggia, ma anche dalla soggezione al potere del creatore al libero arbitrio.Ma allora il libero arbitrio è una condanna? Io credo piuttosto che non ci sia condanna, nè punizione per la disobbedienza, ma solo la sanzione della separazione dei due dal resto del mondo animale.

in Genesi viene utilizzato il verbo “fare” come “costruire””bahà” sia per la natura che per la donna(costruì Iod Elohim il fianco che prese dall’Adam). Così natura e donna sono accomunate nel destino del libero arbitrio dal verbo che ne descrive la creazione; la donna cerca volontariamente la conoscenza ,raccogliendo il frutto dell’albero del bene e el male. Per l’Adam e per il giardino non c’è cenno del verbo “costruire”, e sono accomunati dalla soggezione alla” regola”, al giogo del potere.

  1. adalgisa mastellone |

    io mi sento più appartenente alla regola che al libero arbitrio.